Nonostante l’esperienza sul proprio settore, se si è completamente estranei ai meccanismi della reputazione on line, ci si può trovare in situazioni difficili da gestire.
Accade in Virginia, dove un ristoratore ha denunciato Google per aver lasciato che la concorrenza lo sabotasse attraverso i mezzi on line.
Già nel 2012, Rene Bertagna, gestore di Serbian Crown, ha iniziato a percepire un calo dell’affluenza durante il weekend.
Grazie al confronto con alcuni suoi clienti fidati è venuto a conoscenza dell’esistenza di Google Places, il servizio integrato Google Maps che consente di individuare attraverso le mapo i locali pubblici.
Solo in questo modo ha scoperto che la pagina della Sua Attività informava i cittadini della rete che il suo locale osservava giorni di chiusura proprio durante il weekend.
Dopo l’accaduto, non sono bastati i suoi tentativi di coinvolgere persone del settore, per questo motivo nell’aprile del 2012, Bertagna si è visto costretto a chiudere il suo Locale.
Per questo motivo, Bertagna, ora, denuncia il sabotaggio ad opera di una concorrenza sleale che ha saputo ben approfittare dei mancati controlli di Google sulle informazioni che si mettono a disposizione degli utenti attraverso i loro mezzi.
Per Mountain View, il caso Bertagna è “senza fondamento” e lo definisce un caso già chiuso: “Google Places è un servizio che, oltre a dati attinti da imparziali database, si basa sui contributi di chiunque detenga un account Google+, tanto gli avventori quanto i proprietari degli esercizi commerciali, ed è proprio il confronto diretto fra di loro che dovrebbe fare emergere informazioni utili per gli utenti. Secondo Mountain View spetta dunque ai gestori delle attività vigilare sulla propria reputazione in Rete, e agire per smentire i contributi che tanto facilmente possono essere postati con obiettivi disonesti.
Per questo motivo, ai proprietari dei locali pubblici non resta che mettersi in gioco e adeguarsi alle impietose dinamiche del marketing in Rete.